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sabato 30 novembre 2013

IERI E OGGI

Marco LANNA

Fabrizio LORIERI
Ciccio TAVANO

Jonas "Toscanini" THERN

Giovanni PIACENTINI

Olivier DACOURT

Gabriel Omar BATISTUTA

Trajanos DELLAS

Ivan TOMIC

Uno stile di vita: Walter BONACINA

Alla vigilia di Atalanta - Roma, impossibile non ricordare Walter BONACINA, a nostro giudizio più di un giocatore...quasi uno stile di vita.

Classico mediano di altri tempi, seppur dotato di evidenti limiti tecnici, Il "Cina" scala tutte le categorie del calcio professionistico con la maglia della Virescit Boccaleone finchè non diventa un pilastro dell'Atalanta. Con gli orobici di Mondonico disputa 5 stagioni collezionando 140 presenze e addirittura 10 gol, risultati che finiscono per accostare il suo nome a qualche big della Serie A.

A Roma, Walter arriva nella prima stagione dell'era Ciarrapico. Sono tempi cupi per i colori giallorossi: la morte di Dino Viola ha dissolto il sogno della "Roma brasileira" lasciando spazio ad un ridimensionamento generale sullo sfondo del quale la fanno da padrone operazioni di mercato senza senso ed un'incertezza che porterà la società sull'orlo del fallimento.

In questo quadro abbastanza desolante Bonacina si distingue per un'elevata intensità di gioco, grinta e dinamismo che finiscono per mettere in secondo piano i piedi non propriamente da campione, in special modo per quanto riguarda palleggio ed impostazione. 

Bonacina in azione contro il Pescara
In una Roma così modesta, il nostro si mette in luce per la grande umiltà in un centrocampo che ha nel talento di Peppe Giannini l'unico punto di riferimento, del quale Bonacina (assieme a Piacentini) diviene il gregario, l'uomo di fatica che è chiamato a coprire le spalle del Principe spingendo sull'acceleratore finchè c'è benzina da bruciare.

Score Card di Bonacina anno '92
Oltre a correre e a sportellare, Il "Cina" è famoso per le legnate dalla lunga distanza che qualche volta si trasformano in gol. Due sono le realizzazioni con la maglia della Roma, entrambe allo stadio Olimpico: una proprio contro la sua Atalanta, l'altra in un rocambolesco Roma-Napoli terminato 2 a 3 per gli azzurri.

L'attaccamento alla maglia e la serietà lo portano comunque ad essere ben voluto dai tifosi che, in una Roma senza Azzurri, invocano (tra realismo ed ironia tutta romanesca) "Piacentini e Bonacina in Nazionale" o il tiro dalla lunga distanza con un disperato "Tira Bonacì, tira!".

In allenamento con Amedeo Carboni

Con l'arrivo di Franco Sensi al timone della società e col tentativo di alzare il tasso tecnico della rosa giallorossa, Walter Bonacina, dopo tre stagioni, 84 presenze e due gol, fa ritorno all'Atalanta, della quale diviene il giocatore con più apparizioni, prima di chiudere la carriera vestendo le maglie di  Monza e Rodengo Saiano.

Nei panni di allenatore siede sulla panchina della Primavera neroazzurra con una parentesi da tecnico del Foggia.



"Tira Bonacì...tiraaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!" - gol di Bonacina in Roma-Napoli 2-3


Walter Bonacina oggi, tecnico dell'Atalanta primavera

domenica 24 novembre 2013

LOOK INSTABILE - ANTONIO CASSANO


4 reti in 9 presenze. Basta un colpo dei suoi per mettere ko il Napoli al San Paolo. Antonio CASSANO, nella più modesta dimensione di Parma, sembra aver ritrovato il suo estro, quel Genio che dieci anni fa poteva permettere alla Roma di implementare quello di Capitan Totti.

Genio, sregolatezza e discontinuita. Perle calcistiche, uscite verbali spericolate ed un talento che non ha fruttato quanto facevano presagire le promesse. 

« A oggi mi sono fatto 17 anni da disgraziato e 9 da miliardario, me ne mancano ancora 8 prima di pareggiare. » - in questa frase c'è tutta l'essenza di Antonio Cassano, discontinuo anche nell'evoluzione del proprio look!














































Attenti a quei due: la Supercoppa è nostra!

sabato 23 novembre 2013

ROMA-CAGLIARI: STORIE A DOPPIA MAGLIA

ROMA - CAGLIARI: una sfida molto sentita quanto storicamente imprevedibile. La rivalità tra giallorossi ed isolani, durante gli ultimi venti anni,  è stata molto spesso scandita dalle carriere di alcuni giocatori che, nell'arco della propria carriera, hanno avuto modo di diventare delle bandiere sia per l'una che per l'altra squadra.

Ne è un esempio la storia calcistica di Massimiliano CAPPIOLI, cresciuto nel vivaio giallorosso e, successivamente, ceduto al Cagliari dove, dopo sei stagioni ad alto livello, riuscì ad imporsi come uno tra i migliori centrocampisti della Serie A. Nel 1993 Cappioli venne riportato alla Roma per diventare uno dei punti fermi della gestione Mazzone.


Anche Daniel FONSECA conobbe la maturazione calcistica in Sardegna: 50 presenze e 17 gol nelle prime due stagioni italiane del "coniglietto" uruguagio vissute con la maglia del Cagliari targato Ranieri e Mazzone prima di consacrarsi al Napoli.
Nel 1994 fu proprio Carletto Mazzone, suo vecchio mentore, a volerlo in maglia giallorossa per affiancarlo ad Abel Balbo nell'attacco della prima Roma di Franco Sensi.


Anche se vestì la casacca romanista soltanto per una stagione, il cagliaritano Gianluca FESTA, roccioso centrale difensivo prodotto del vivaio isolano, è rimasto nel cuore di molti tifosi giallorossi proprio per quella sua grinta e abnegazione tipica della sua terra d'origine.






Cagliari portò bene anche a Checco MORIERO che, proprio dopo l'esperienza in maglia rossoblu durata due stagioni, si mise in luce tanto da diventare uno degli acquisti di punta del mercato romanista stagione 1994-1995. Laterale dotato di buona tecnica ed estro fece molto bene sia in Sardegna che nella Capitale.




Stesso discorso per Mauro ESPOSITO, che nel Cagliari giocò più di 200 partite segnando 64 gol e che, con la maglia rossoblu si guadagnò addirittura la convocazione in Azzurro. Il passaggio alla Roma, però, non portò bene all'attaccante napoletano condizionato da frequenti infortuni che lo relegarono quasi sempre in panchina e da un colpo di sfortuna clamoroso che, all'Old Trafford di Manchester, lo portò a divorarsi un gol che avrebbe potuto cambiare (e non di poco) la sua storia calcistica.




Doppia maglia anche per Edgar ALVAREZ, in arte Alvaretto, laterale destro prelevato dalla compagine sarda dalle notevoli qualità fisiche (ma non tecniche) che tanto ci fece divertire (e disperare) nella Roma spallettiana. Alvarez lo ricordo decisivo, se non ricordo male procurandosi un calcio di rigore con una delle sue sgasate, proprio in un Roma - Cagliari al cardiopalma terminato 4 a 3 e giocato sul neutro di Rieti.


Ma senza ombra di dubbio Roma - Cagliari vuole dire soprattutto Daniele CONTI, figlio di Bruno, cresciuto nel vivaio giallorosso e mandato nel 1999 a farsi le ossa in Sardegna. Da quel prestito non tornerà più, collezionando fino ad oggi 396 presenze e 46 gol (molti dei quali segnati proprio alla Roma). Da figlio d'arte, in Sardegna, Daniele Conti diviene giocatore e uomo. Mai convocato in Nazionale maggiore, Daniele Conti ha dichiarato: "La mia Nazionale è stata sempre il Cagliari. Sono legato troppo a questa maglia e il resto non mi interessa", ribadendo il suo ruolo di bandiera rossoblù.

giovedì 21 novembre 2013

MIKI KONSEL: "ER PANTERA" D' AUSTRIA

Trigoria, estate 1997: uno dei primi acquisti della neonata Roma di Zeman risponde al nome di Michael Konsel da Vienna, semisconosciuto portiere già abbastanza in avanti con l'età (ha già compiuto 35 anni), accolto dalla tifoseria giallorossa con molto scetticismo, considerato che il calcio austriaco non è più nel gotha europeo da anni.

Probabilmente la maggiorparte dei supporters romanisti, eccetto il tecnico Boemo, ignora il curriculum dell'estremo austriaco: 12 anni da titolare indiscusso a difesa dei pali del Rapid Wien (395 presenze) , diversi titoli nazionali in bacheca, una finale di Uefa persa contro l'Everton nel 1985 e 47 partite giocate con la maglia della nazionale austriaca. Numeri che in qualche modo devono giustificare il valore del giocatore.

La risposta arriva prorompente all'inizio del campionato: Konsel sfoggia un'agilità incredibile per un portiere che ha passato la trentina e nelle uscite, specialmente quelle basse, si dimostra tanto spericolato quanto chirurgico. Tra i pali, nelle prime giornate, appare quasi insuperabile ed i suoi balzi felini diventano il suo marchio di fabbrica. Subito la Curva Sud lo elegge tra i suoi beniamini ribattezzandolo "Er Pantera"per le movenze feline e la precisione tecnica delle sue parate.
Er Pantera al cospetto di Ronaldo

Purtroppo, durante il Mondiale di Francia, Konsel si infortuna al tendine d'Achille e nella stagione successiva deve lasciare il proscenio a "Zucchina" Chimenti. Pur ritornando nelle ultime gare di campionato, gli strascichi dell'infortunio si fanno sentire e, con l'arrivo in panchina di Fabio Capello, Miki è costretto a traslocare. Destinazione Venezia dove dopo 13 gare disputate decide di appendere i guanti al chiodo.



Miki Konsel detto "Er Pantera" è tutt'oggi un indimenticato ex giallorosso.


La Roma vince il quadrangolare di Vienna: Konsel in alto a destra


Presentazione AS Roma: Paulo Sergio, AC Zago, Zeman, Konsel e Cafù



 








mercoledì 20 novembre 2013

IL FATTORE W: WOME - WAHAB -WILHELMSSON

Facendo un giro sui miei almanacchi, scopro che l'affinità tra AS Roma e lettera W risulta davvero scarsa. Infatti soltanto tre giocatori il cui cognome inizia con doppia vù hanno indossato la casacca giallorossa negli ultimi vent'anni e, sinceramente, le loro imprese non hanno lasciato un segno tangibile...



Pierre WOME, in arte Pierino, è un veloce terzino di fascia, non altissimo, che però non disdegna le sgroppate in fase offensiva. Nativo del Camerun e cresciuto nel Canon Yaounde, una delle squadre più blasonate del suo paese, Wome approda nel calcio italiano a soli 17 anni accasandosi, nel 1996, nel Vicenza con cui esordisce in Serie A. La stagione successiva viene ceduto alla Lucchese, in Serie B, dove disputa un'ottimo campionato (24 presenze, 2 gol). Le critiche positive gli valgono addirittura la convocazione al Mundial Francese con la maglia dei Leoni d'Africa.
Sostituzione: Pierino Wome consolato da Giorgio Rossi

La sua ascesa non sfugge a Zdenek Zeman che, apprezzandone le doti fisiche e la spiccata propensione ad offendere, addirittura ne richiede l'acquisto a Sensi come vice Candela. I risultati sul campo sono però molto controversi ed influenzati negativamente dall'inesperienza del giocatore. Pierino pur facendosi notare per le sgroppate sulla fascia sinistra e per qualche legnata su calcio di punizione, risulta tatticamente ingestibile. In più rimane proverbiale la sua irruenza nelle entrate che costringe il Boemo a fare retro front e a schierarlo soltanto 8 volte in tutta la stagione.

Ceduto con l'arrivo di Capello, Wome conosce una carriera giramondo quasi sempre con il ruolo di rincalzo più o meno affidabile: Bologna, Fulham, Espanyol, Brescia (con cui segnerà proprio alla Roma), Inter, Werder Brema e Colonia le sue tappe prima di tornare a giocare nel suo paese con la maglia del Cotonsoprt. 67 le presenze in Nazionale del Camerun con un episodio in negativo su tutti: 8 Ottobre 2005 - il Camerun si gioca la qualificazione ai mondiali di Germania contro l'Egitto. Al 95' rigore decisivo per i Leoni d'Africa. Se la palla entra, il Camerun è ai mondiali: Samuel Eto'o, pronto alla battuta, è improvvisamente stoppato da Wome. "Avevo già sistemato il pallone e stavo per batterlo io quel rigore" - ricorderà in seguito Eto'o - "ma Wome è venuto lì e mi ha detto che si sentiva sicuro di segnarlo". 
Rincorsa, tiro e pallone che si stampa sul palo. Camerun fuori dai Mondiali. Il coraggioso e sfortunato Wome in fuga da un popolo letteralmente inferocito. 

La Repubblica, all'indomani del fattaccio, scrive: "Hanno saccheggiato la casa della sua famiglia portandosi via tutto, hanno sfasciato e reso inservibile la sua auto, devastato anche il negozio della sua compagna. Lo hanno cercato strada per strada nella notte e solo quando gli agenti del Ministero sono riusciti ad infilarlo sul primo aereo per l'Europa, con un piano degno di un film di spionaggio, ha trovato un po' di quiete per ripensare a quel rigore maledetto". Pierino Wome rimane comunque nei nostri cuori.


Wahab ai tempi della primavera
La seconda W giallorossa del post risponde al nome di Adewale Dauda WAHAB, nigeriano, classe '84, centrocampista di scuola Reggiana, giunto nel 2003 a Trigoria. Capello lo tiene in considerazione e, dopo una trafila in squadra Primavera, lo fa esordire a Skofjie nel match di Uefa contro i locali del Vardar subentrando a Daniele De Rossi. In seguito per lui arriva l'esordio in A contro la Samp nell'ultima di campionato e 3 presenze in Coppa Italia. Considerato una promessa, si perde in mezzo ai vari prestiti (Ternana, Teramo e Catanzaro) prima di venire sdoganato agli svizzeri del Bellinzona in cambio dello sconosciuto Unal. Dal 2011 risulta essere svincolato.

E veniamo alla più famosa delle tre W, Christian Ulf WILHELMSSON, per gli amici "Willi". Forte di 79 presenze in Nazionale Svedese, si mette in luce prima nell'Andrelecht e nel Nantes, dove però un suo evidente calo non soddisfa i dirigenti del club francese che lo mandano in prestito alla Roma (richiesto da Spalletti che lo aveva notato in un provino all'Udinese alcuni anni prima) durante il mercato di Gennaio. Siamo in un periodo in cui la Roma deve fare di necessità virtù in quanto il mercato è bloccato dal caso Mexes.

Lo svedese, nonostante sia sbarcato a Fiumicino tra le ovazioni dei giornalisti rivolte più alla bellezza della moglie che per la gioia di vedere il giocatore in giallorosso, stupisce subito tutti con buon esordio. Falcata leggera ma veloce, discreto tocco, sembra essere l'uomo ideale come rincalzo per la fascia destra. Ricordo benissimo di aver sentito più volte dire a qualcuno "Certo che a Nantes sono proprio scemi. Perchè lo hanno ceduto?". Il finale di stagione ci fornisce la risposta mostrandoci qual'è il vero Willi: timido, incolore, a tratti pauroso. La Roma non lo riscatta e il nostro Chippendale (altro nomignolo con cui Wilhelmsson è conosciuto) inizia un pellegrinaggio che si snoda tra Bolton, Deportivo, L.A. Galaxy e diversi club arabi, dove gioca tuttora.




  

lunedì 18 novembre 2013

Gabriele GROSSI

Da promessa del vivaio giallorosso a meteora. Questa la vicenda calcistica di Gabriele GROSSI, terzino-fluidificante di fascia sinistra, considerato all'inizio degli anni novanta un prospetto moderno e di sicuro avvenire.

Cresciuto nei Vigili Urbani, Gabriele approda successivamente nel vivaio giallorosso fino a mettersi in luce nella squadra Primavera della quale diventa uno dei pezzi pregiati.

Per permettergli una maturazione ottimale, nel 1992, viene mandato in prestito al Lecce dove disputa un campionato al di sopra delle aspettative, rivelandosi tra i migliori giovani della cadetteria.

Il ritorno a Roma, nella stagione successiva, non è però dei più semplici. Chiuso da Amedeo Carboni, Grossi ha il tempo per collezionare 4 presenze in Serie A ed essere nuovamente spedito in Puglia con la formula del prestito, stavolta destinazione Bari. Nella rosa dei galletti non è però titolare e, a fasi alterne, riesce a scendere in campo soltanto 15 volte.

Ritornato ancora una volta a Trigoria, non rientra più nei piani della società giallorossa che lo inserisce nella trattativa che, dal Napoli, porta Daniel Fonseca in giallorosso. In maglia azzurra, sotto la gestione Guerini, riesce a ritagliarsi uno spazio contendendosi la maglia con Policano ma il successivo arrivo di Boskov lo fa retrocedere nelle gerarchie della squadra, complice anche l'esplosione di Tarantino, preferitogli da Zio Vuja sulla fascia sinistra.

Tornato a Roma dopo aver disputato soltanto 9 partite, la carriera di Grossi si perde in mille rivoli, complice anche la società giallorossa che non crede più nel giocatore: Vicenza, Reggiana (dove segna l'unico gol in Serie A), Perugia, Savoia e L'Aquila sono le tappe di Gabriele prima di scivolare nei campionati non professionistici e terminare l'attività agonistica a 36 anni proprio dove l'aveva iniziata, con la maglia dei Vigili Urbani in Prima Categoria.


domenica 17 novembre 2013

Simone LORIA

Simone LORIA varca i cancelli di Trigoria nell'Agosto 2008. A quasi 32 anni suonati si porta sulle spalle una ruvida carriera di roccioso difensore centrale sviluppatasi calcando innumerevoli polverosi campi di provincia.

 Torinese scuola Juventus, Simone conosce la dura gavetta del calcio di Serie C. Olbia, Battipagliese, Nocerina e Lecco sono i palcoscenici in cui forgia fisico e tempra, attitudini che nel 2002 gli permettono di staccare il biglietto con destinazione Cagliari.

In maglia rossoblu Simone gioca per tre stagioni (le prime due in Serie B) con un onorevole tabellino personale di 87 presenze ed 11 gol impreziosito da una promozione nella massima serie. Niente male per un calciatore che supplisce una evidente pochezza tecnica con la stazza fisica e la tigna di chi non molla mai.


Nel 2005 l'Atalanta si accorge di lui e se lo porta a Bergamo: dopo un ottimo campionato in B, Simone si conferma come uomo ideale per una compagine di provincia anche in Serie A. Il palmares con gli orobici racconta infatti di 63 gare e 10 reti, quasi tutte di testa a risolvere, per lo più, furibonde mischie in area avversaria. Buona anche la stagione successiva, giocata a Siena, che ne consacra definitivamente il ruolo di difensore senza fronzoli ma fisicamente adatto anche a proporsi con successo in zona gol.

Simone Loria 2008-2009
Il vigore di Loria non sfugge a Luciano Spalletti, anche lui vissuto a lungo sui campi di provincia, che intravede nel centrale torinese l'uomo adatto per rinforzare la panchina della Roma. Nell'immaginario giallorosso, in fondo, Loria ci sta bene: sarà per via di quel suo profilo da pugile suonato, da gigante buono, da uomo d'esperienza che non retrocede di un centimetro, insomma, al suo acquisto, le reazioni di una piazza che sogna ancora il quarto scudetto non sono malvagie.

L'impatto con il calcio di alta classifica è però impietoso con il nostro che, quando è chiamato in causa, finisce per mostrare evidenti lacune teniche e sbavature in fase tattica. La deludente stagione di una Roma giunta oramai alla fine del ciclo Spalletti e dell'era Sensi non lo aiuta. Il periodo giallorosso di Loria I si chiude con 9 presenze ed una sola rete. L'unico gol, tanto bello (in girata su azione di calcio d'angolo) quanto illusorio (momentaneo pareggio), segnato all'Olimpico contro la Juve, che vincerà per 1 a 4, rappresenta in tutta la sua essenza il personaggio di Simone.

La gioia dopo il gol alla Juventus


La rete contro la sua ex squadra non gli varrà la conferma: girato in prestito al Torino in Serie B (27 presenze, 2 reti), ritorna però alla Roma nel 2010. Il Loria II, nell'opaca stagione Ranieri-Montella, è addirittura meno brillante del primo periodo giallorosso: 6 presenze, diverse papere e 2 reti, purtroppo ancora una volta inutili, contro Inter e Catania.


Inevitabile la cessione a parametro zero. Bologna (9 presenze, 1 gol) e Cuneo (8 presenze) i suoi ultimi approdi. 

Nel 2011 Simone Loria consegue il diploma da geometra e all'inizio di quest'anno impianta una scuola calcio nel difficile quartiere torinese di Barriera di Milano, del quale è originario, con l'obiettivo di contribuirne alla riqualificazione. Una nobile iniziativa degna del suo profilo di gigante buono.



2008 - Intervista a Roma Channel: il primo giorno di Loria a Trigoria



  
07 Marzo 2009 - Roma - Juventus 1-4: momentaneo pareggio di Loria




2013 - Servizio de "La Stampa" - la scuola calcio aperta da Loria a Torino nel suo difficile quartiere di origine


sabato 16 novembre 2013

Shabani NONDA

Shabani NONDA rimane probabilmente una delle scommesse meno riuscite dell'AS Roma. Burundese di nascita, naturalizzato congolese, emigrato in Svizzera con la famiglia per via della guerra, è in possesso anche del passaporto francese.

Attaccante dotato di grande potenza e fiuto del gol, Shabani si mette in mostra prima nelle fila dello Zurigo (75 presenze, 36 gol), poi in quelle del Rennes (62 presenze e 30 centri in due stagioni di Ligue 1), squadra di centroclassifica del massimo campionato francese. La consacrazione arriva però nel 2000 con il passaggio al Monaco. 12 reti e una Coppa di Francia gli aprono le porte del grande calcio. La stagione successiva in maglia monegasca è ancora migliore per il bomber congolese: 26 sigilli in 35 gare gli valgono il primato come capocannoniere del torneo mentre il palmares personale si arricchisce di una nuova vittoria in Coppa di Francia.

Paradossalmente quando le cose sembrano volgere al meglio, la parabola di Nonda imbocca la fase discendente. Da una parte l'africano non riesce a reggere la concorrenza agguerrita dei suoi altisonanti compagni di reparto nel Monaco: Morientes, Dado Prso, Marco Simone, Chevanton, Kallon e Javier Saviola. Dall'altra, un serio infortunio al ginocchio finirà per tenerlo lontano dai campi di gioco per molto tempo pregiudicandone anzitempo la carriera. L'ultimo acuto nel grande calcio internazionale è targato 2004: il gol decisivo nella semifinale di Champions contro il Chelsea che porterà i monegaschi allo sventurato epilogo del torneo perso malamente di fronte al Porto.

Nonda 2005-2006
Divenuto una riserva, Nonda decide di cambiare aria, destinazione Serie A. La Juve mostra interesse ma il congolese non supera le visite mediche. A questo punto si fa sotto la Roma che nell'agosto 2005 lo porta a Trigoria a parametro zero. In quel periodo la compagine giallorossa è un crogiolo di scommesse: reduce dalla disastrosa stagione dei quattro allenatori, la Roma ripone le proprie speranze nel nuovo allenatore Luciano Spalletti che decide di lanciarlo come titolare.

L'inizio è dei migliori: 3 reti nelle prime quattro partite di campionato fanno pensare a tutti che il congolese, in riva al Tevere, sia ridiventato l'implacabile bomber visto al Monaco qualche anno prima. Indimenticabile la doppietta siglata contro il Parma all'Olimpico e quell'euforia tutta africana di Nonda che manda in estasi la Curva Sud.

Il resto del film, però, non è come l'inizio: il riacutizzarsi dell'infortunio al ginocchio gli fa saltare diverse partite portandolo, di fatto, a perdere forma e smalto. L'ultimo acuto, isolato, al Via del Mare di Lecce in uno scialbo 2 a 2 tra giallorossi e salentini. Poi più nulla. Shabani Nonda l'anno seguente viene girato in prestito al Blackburn Rovers (dove comunque segnerà 7 reti) e nel 2007 ceduto al Galatasaray dove, dopo aver siglato 13 reti in 19 gare, chiude la carriera.

L'esultanza di Nonda in Roma-Parma 4-1






Il gol di Shabani Nonda in Roma-Parma 4-1




Who's number one? Will Smith vs Shabani Nonda